Le mie opere sono lo specchio della mia personalità e del mio percorso. Sono nato nel 1977, da sempre appassionato di arte e pittura, mi avvicino al mondo del writing durante l’adolescenza; questa esperienza mi porterà anche a diventare uno degli organizzatori di Icone, festival seminale di arte urbana a Modena, a tutt’oggi tra i più importanti a livello internazionale.
Gli anni ’80 e ’90 sono gli anni che permeano i miei dipinti di matrice pop: ricchissimi di citazioni che si mescolano in quello che potrebbe sembrare un magnetico hellzapoppin dove le icone di 5 decadi si fondono armonicamente con logotipi di brand, scritte realizzate con marker, stencil, schizzi di colore, segni istintivi e naif, creando un raffinato gioco grafico che riporta intuitivamente alla memoria grandi maestri come Wharol e Schifano.
Nelle mie opere e allestimenti predomina l’esaltazione del colore, ovvero l’impatto che hanno i colori e i tratti marcati sul bianco delle tele e sulla figura umana.
Volti umani che spesso vengono privati della maggior parte dei loro connotati distintivi per arrivare ad una elementare elaborazione dei tratti più caratterizzanti: tra nascondere ed enfatizzare. L’esaltare.
“Vorrei abitare un colore”.
Perché nella mia percezione del mondo il colore è attrazione, carnalità, desiderio, sfogo: le tinte forti e accese diventano così grida in un vuoto bianco per arrivare al punto più chiaro.
Nel tempo, l’uso del colore, lo studio delle forme, sono diventati parti integranti di quel frammento di percorso personale in cui l’istinto familiarizza con l’incontaminato, con il non detto, con il surreale. Il reale col distopico. Forme espressive che servono ad indagare fenomeni sociali e comportamentali consuetudinari, o soggetti isolati e s-composti nella frenetica modernità.